È vero, il modo in cui i giovani interagiscono e cercano legami sembra aver subito una profonda trasformazione.
Per molti di loro, il concetto di “relazione” sembra essersi dilatato, inglobando dinamiche che un tempo sarebbero state considerate superficiali o effimere. Oggi, l’attenzione si sposta spesso dalla costruzione di un legame profondo e duraturo alla ricerca di conferme esterne, quasi come se l’Altro fosse uno specchio in cui riflettere la propria immagine, la propria desiderabilità, il proprio status. Tali conferme possono assumere molteplici forme, come l’approvazione sui social media, la popolarità e l’attenzione.
È oramai risaputo che un “like”, un commento, un follower in più diventano metriche del proprio valore. In questi casi, la validazione on line si traduce in una sensazione effimera di benessere e accettazione. Così come l’essere al centro dell’attenzione, ricevere complimenti, sentirsi desiderati anche solo per un breve periodo, può essere più gratificante della fatica di costruire un rapporto autentico. A ciò si aggiunga poi che la frequentazione di più persone contemporaneamente, senza un impegno definito, può alimentare l’ego e la sensazione di essere “scelti” o “ambiti”.
Alle origini di questa tendenza ci sono diversi fattori. Primo tra tutti la cultura della immagine e della performance. Cresciuti in un mondo dove l’apparenza è spesso più importante della sostanza, i giovani sono infatti costantemente spinti a presentare una versione idealizzata di sé. La ricerca di conferme, quindi, diventa un meccanismo per mantenere tale facciata. Ma anche la paura dell’impegno e della vulnerabilità risulta avere un certo peso nel mondo giovanile.
Una relazione autentica richiede infatti impegno, fiducia e, soprattutto, la capacità di mostrarsi vulnerabili.
In una società che promuove l’individualismo e la gratificazione istantanea, la prospettiva di investire emotivamente può spaventare. E poi c’è l’influenza del digitale. La comunicazione mediata da schermi può rendere più difficile lo sviluppo della empatia e la comprensione profonda dell’Altro.
Le interazioni sono spesso frammentate e superficiali, prive della ricchezza della comunicazione non verbale e dell’intimità fisica. Basti pensare che le app di dating e i social media offrono un numero apparentemente infinito di potenziali partner. Tale sovrabbondanza può portare a sovrastimare le possibilità di “scelta”, e allora diventa facile scartare una persona al primo ostacolo piuttosto che affrontare le difficoltà.
Sebbene la ricerca di conferme possa offrire una gratificazione immediata, a lungo termine può portare a un senso di solitudine e insoddisfazione. La superficialità delle interazioni non nutre il bisogno umano di connessione profonda e autentica. Si rischia di rimanere intrappolati in un ciclo di ricerca incessante, senza mai trovare la pienezza che solo un vero legame può offrire. Inoltre, la continua necessità di validazione esterna può minare l’autostima, rendendo i giovani dipendenti dal giudizio altrui e incapaci di riconoscere il proprio valore intrinseco.
Malgrado il panorama preoccupante, è importante non generalizzare. Esistono ancora molti giovani che desiderano e cercano relazioni significative e durature. Tuttavia, la tendenza a privilegiare la conferma rispetto alla relazione è un segnale che non può e non deve essere ignorato.