Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, un’occasione per riflettere, sensibilizzare e agire contro una delle violazioni dei diritti umani più diffuse e devastanti al mondo. La data, scelta dalle Nazioni Unite nel 1999, ricorda il brutale assassinio delle sorelle Mirabal nel 1960, tre attiviste politiche dominicane che lottavano contro la dittatura e furono barbaramente uccise per la loro resistenza.
Questa giornata ha l’obiettivo di portare alla luce un problema troppo spesso nascosto, taciuto o minimizzato. La violenza contro le donne è infatti una violenza silenziosa, che spesso si consuma tra le mura domestiche, nel silenzio delle famiglie e delle istituzioni. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, una donna su tre nel mondo ha subito qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, spesso da parte di un partner intimo. In Italia, secondo i rapporti ISTAT, una donna su tre tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Mentre i femminicidi, ovvero l’uccisione di una donna per motivi legati al suo genere, continuano a rappresentare un dramma sociale.
Ma cos’è la violenza contro le donne? La violenza contro le donne è un fenomeno complesso e multidimensionale, radicato in dinamiche di potere, stereotipi di genere, norme sociali e culturali, ma anche in fattori psicologici ed economici. Ci sono diverse ragioni per cui la violenza contro le donne continua a essere agita, e comprendere queste cause è fondamentale per contrastarla in modo efficace.
Una delle cause principali della violenza contro le donne è la disparità di genere e la persistenza di una cultura patriarcale. In molte società, le donne sono state storicamente considerate inferiori agli uomini e relegate a ruoli secondari o subordinati. Questo squilibrio di potere può portare gli uomini a sentire il bisogno di esercitare controllo e dominanza sulle donne, vedendole come proprietà o oggetti da possedere. Ciò tende a legittimare e giustificare la violenza come strumento di controllo, rafforzando l’idea che il comportamento violento sia una dimostrazione di forza o autorità.
Gli stereotipi di genere giocano un altro ruolo significativo nel perpetuare la violenza. Spesso, le aspettative sociali su come uomini e donne dovrebbero comportarsi incoraggiano atteggiamenti di controllo, gelosia e aggressività negli uomini, mentre alle donne viene richiesto di essere sottomesse, accomodanti o di mantenere la pace a qualsiasi costo. Questi stereotipi alimentano la tolleranza sociale verso la violenza, rendendola accettabile o addirittura normale in certi contesti.
La violenza contro le donne può essere alimentata anche da fattori psicologici. Alcuni uomini che agiscono violenza possono avere vissuto esperienze traumatiche, sviluppato problemi di gestione della rabbia, o presentare disturbi della personalità. Tuttavia, è importante sottolineare che questi fattori individuali non giustificano il comportamento violento, ma possono contribuire a spiegare perché alcuni uomini scelgono di esercitare violenza come forma di potere o sfogo emotivo.
Ve detto che la violenza contro le donne può essere trasmessa da una generazione all’altra attraverso modelli familiari violenti. Bambini che crescono in ambienti dove la violenza è comune, o dove assistono alla violenza tra i genitori, possono interiorizzare questi comportamenti e percepirli come normali. Questo crea un ciclo di violenza che si ripete nel tempo, dove la vittima di ieri può diventare l’aggressore di domani. La normalizzazione della violenza nelle relazioni intime può portare a difficoltà nel riconoscere comportamenti abusivi o a percepirli come parte integrante di una relazione.
Spesso gli aggressori utilizzano la violenza come strumento per sottomettere, isolare e dominare le loro partner. Questo controllo può essere esercitato in molti modi, non solo attraverso la violenza fisica, ma anche con la violenza psicologica, economica o sessuale. La manipolazione, la gelosia ossessiva e l’isolamento sociale sono forme di abuso che servono a mantenere la vittima in una posizione di sottomissione.
Le disuguaglianze economiche possono aumentare la vulnerabilità delle donne alla violenza. In molti casi, le donne con minori risorse economiche sono più dipendenti dal partner, e questo può limitare la loro capacità di lasciare una relazione violenta o di denunciarla. La violenza economica, come il controllo delle finanze o l’impedimento a lavorare, è una strategia spesso utilizzata proprio per mantenere il potere e impedire alle donne di raggiungere l’indipendenza.
Anche se l’abuso di alcol e droghe non è la causa diretta della violenza, può amplificare certi comportamenti. Sotto l’influenza di sostanze, infatti, il controllo degli impulsi può diminuire, aumentando la probabilità che un conflitto si trasformi in violenza. Tuttavia, è importante chiarire che l’alcol e le droghe non “creano” la violenza, ma possono facilitarne l’espressione in individui già inclini ad atteggiamenti abusivi.
Infine, una mancanza di educazione adeguata sulle relazioni sane, il rispetto reciproco e l’uguaglianza di genere può contribuire al perpetuarsi della violenza contro le donne. Senza un’adeguata sensibilizzazione, molte persone non riescono a riconoscere le forme di violenza, o possono minimizzarne l’importanza, ritenendo che certi comportamenti siano accettabili o giustificabili. Educare fin dalla giovane età al rispetto e all’uguaglianza è fondamentale per prevenire la violenza. Tuttavia, anche la mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema di giustizia può perpetuare la violenza contro le donne. Denunce ignorate, pene leggere per gli aggressori o la mancanza di protezione per le vittime possono dare l’impressione che la violenza sia tollerata. Da questo punto di vista ritengo che la fiducia nel sistema giuridico sia essenziale per incoraggiare le donne a denunciare e cercare giustizia, ma quando questa fiducia manca, molte vittime scelgono di rimanere in silenzio.
Per concludere, appare evidente che la lotta contro la violenza sulle donne richiede un cambiamento culturale profondo, che coinvolga tutti: uomini e donne, giovani e anziani, istituzioni e società civile. Occorre abbattere i pregiudizi di genere, educare alla parità, e promuovere relazioni basate sul rispetto e sulla reciproca dignità. Solo così sarà possibile spezzare il ciclo della violenza e costruire una società più giusta e inclusiva per tutti.