Le forze dell’ordine, pilastri della sicurezza e dell’ordine pubblico, operano quotidianamente in contesti ad alto stress, confrontandosi con situazioni che mettono a dura prova la loro stabilità emotiva e psicologica.
Ciò malgrado, il disagio emotivo tra gli appartenenti a queste categorie professionali rimane spesso un argomento tabù, nascosto dietro un velo di silenzio e stigma. È fondamentale, invece, portare alla luce questa realtà per comprenderne le cause, le conseguenze e, soprattutto, per trovare soluzioni efficaci a supporto di chi ci protegge.
Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Penitenziaria, espongono gli operatori a una serie di fattori di stress unici e intensi. Interventi in incidenti gravi, crimini violenti, situazioni di morte o di grave ferimento, e la costante minaccia di aggressioni fisiche sono esperienze che possono lasciare profonde cicatrici psicologiche. Senza nulla togliere alla natura del servizio, che spesso impone turni lunghi, notturni e festivi, alterando così i ritmi circadiani e compromettendo la vita privata e sociale. Tale privazione di sonno e riposo adeguato è un potente fattore di stress.
Oltre all’attività operativa, il peso della burocrazia, della documentazione e delle procedure legali può generare frustrazione e sensazione di sovraccarico, che unite alla percezione di non essere compresi dalla società civile, spesso a causa anche di incomprensioni o pregiudizi, può portare a un senso di isolamento.
Il mancato riconoscimento e trattamento dei disagi descritti può avere ripercussioni devastanti sia a livello individuale che collettivo. Ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress (PTSD), attacchi di panico, irritabilità, disturbi del sonno e pensieri suicidari sono solo alcuni dei sintomi che possono manifestarsi. Ma lo stress e il disagio possono ripercuotersi anche sulla vita familiare e sociale, portando a conflitti, isolamento e, nei casi più gravi, al deterioramento dei rapporti. In alcuni casi, l’alcool o le droghe possono diventare un meccanismo di coping maladattivo per affrontare il dolore emotivo, che sovente può dar forma a pensieri suicidari. Il dato più allarmante, infatti, è l’elevato numero di suicidi tra le forze dell’ordine, un campanello d’allarme che evidenzia l’urgenza di interventi concreti.
Per affrontare il disagio psichico tra le forze dell’ordine è necessario un approccio multifattoriale che coinvolga le istituzioni, la società e gli stessi operatori, a partire da Programmi di Supporto Psicologico Strutturati. Sarebbe fondamentale potenziare servizi di supporto psicologico accessibili, anonimi e gratuiti, con professionisti specializzati nella gestione del trauma e dello stress professionale. Cosi come la creazione di un Ambiente di Lavoro Supportivo.
Incoraggiare una cultura organizzativa che valorizzi il benessere psicologico, riducendo lo stigma e promuovendo la solidarietà tra colleghi.
Il benessere psicologico delle forze dell’ordine non è solo una questione di salute individuale, ma un fattore cruciale per l’efficacia del loro operato e per la sicurezza della comunità. Rompere il silenzio, investire in prevenzione e offrire supporto concreto è un dovere etico e sociale, un investimento nel futuro di chi ogni giorno si dedica alla nostra protezione.