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Pubblicato da amministratore on 24 Ottobre 2024
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Diagnosi e trattamento dei Disturbi della personalità
  • Date24 Ottobre 2024

I disturbi di personalità sono modelli disadattivi di pensiero e comportamento che influenzano il funzionamento personale e interpersonale. Se non diagnosticati e adeguatamente trattati causano problemi interpersonali, inadeguate capacità di coping e sofferenza per tutto l’arco di vita. Nello specifico, ciò di cui mi occupo comprende quei comportamenti dalla forte emotività espressa, egocentrismo e scarsa empatia, ovvero: disturbo di personalità narcisistico, disturbo di personalità istrionico, disturbo di personalità borderline quello evitante e quello antisociale.

  • Generalmente i sintomi del disturbo di personalità narcisistico sono un senso grandioso di importanza e un estremo bisogno di ammirazione; il narcisista sovrastima le proprie capacità risultando presuntuoso e vanitoso e può sentirsi sorpreso o deluso se non riceve le lodi che sente di meritare. Di fatto, nel disturbo narcisistico di personalità è presente un aspetto di elevata vulnerabilità dell’autostima, rendendo la persona molto “sensibile” alla ferite dovute a critiche, frustrazioni e non riconoscimento del proprio valore; possono insorgere sentimenti di umiliazione, avvilimento, senso di vuoto e ritiro. A seguito di una critica o di un’umiliazione, il narcisista può anche reagire attaccando l’altro con rabbia, sdegno e insolenza. Considerandosi persona speciale e superiore, il narcisista esige trattamenti di favore, nonché la soddisfazione immediata delle sue priorità mostrandosi distaccato e sprezzante.

Il trattamento del disturbo narcisistico di personalità più adatto è la psicoterapia, che può essere associata a un supporto farmacologico ove necessario. Essa si pone come obiettivo quello di rendere il paziente consapevole del suo funzionamento e intervenire per renderlo più flessibile, così da modificare i tratti personologici disfunzionali che causano sofferenza.

  • Gli individui affetti da disturbo istrionico di personalità si sentono a disagio in situazioni in cui non sono al centro dell’attenzione, per cui spesso si comportano in modo seduttivo e teatrale, cercando di attirare l’attenzione su di sé e usando l’aspetto fisico per attrarre gli altri, fino a essere eccessivamente vistosi e appariscenti.L’espressione delle emozioni può essere drammatica e superficiale, tanto che spesso risultano non autentici. Queste persone, inoltre, possono essere intolleranti alla frustrazione e possono ricercare gratificazioni immediate dei propri bisogni e stimolazioni notevoli (es. trascurare un rapporto duraturo per ricercare l’eccitazione in una nuova relazione). Le persone con disturbo istrionico di personalità hanno una marcata dipendenza affettiva e considerano se stessi in funzione dell’altro, ma presentanodifficoltà a raggiungere una vera intimità nelle relazioni.

La psicoterapia, da associare ad un supporto farmacologico ove necessario, si pone l’obiettivo di rendere l’utente consapevole del suo funzionamento ed intervenire per renderlo più flessibile, così da modificare i tratti personologici disfunzionali che causano sofferenza.

  • Il disturbo borderline di personalità (BPD) è una entità diagnostica molto controversa. Talvolta non viene neanche riconosciuto come un disturbo specifico. Viene usato come “contenitore” in cui inserire tutti quei casi non meglio diagnosticabili in altro modo. In realtà, il disturbo borderline presenta delle caratteristiche specifiche ben note. Le persone con disturbo borderline di personalità, infatti, tendono a sperimentare emozioni e stati d’animo estremamente intensi che possono cambiare in modo rapido e improvviso. In genere, presentano difficoltà a tollerare lo stress o calmarsi quando si sentono in balìa di queste emozioni negative (rabbia, tristezza, ansia, frustrazione, ecc.).    Di conseguenza, in questi pazienti sono frequenti scoppi d’ira e comportamenti impulsivi come l’abuso di sostanze, rapporti sessuali a rischio, autolesionismo, shopping compulsivo, binge eating (abbuffate incontrollate) e tentativi di suicidio. Tali comportamenti hanno la funzione di ridurre l’attivazione emotiva nel breve termine, ma possono condurre a gravi conseguenze nel lungo periodo.

Il trattamento per la cura di questo disturbo è sicuramente la psicoterapia individuale, eventualmente affiancata dalla farmacoterapia. Negli ultimi anni si è molto diffusa la Terapia Dialettico-Comportamentale di Marsha Linehan , la cui efficacia è stata maggiormente studiata. Tuttavia, il modello sistemico combina interventi di tipo individuale con il paziente con interventi di tipo famigliare fin dall’inizio del trattamento, lavorando a seguire con i differenti sottosistemi a seconda delle difficoltà o esigenze emerse. Si parte dalla convinzione che procedere nel trattamento sia con il sistema familiare che con il paziente permetta di promuovere più facilmente un cambiamento: co-costruire uno scambio interattivo favorevole rende permeabile il cambiamento positivo conseguito in seduta individuale e si rafforza nel sistema familiare di riferimento.

  • Il disturbo evitante di personalità è un modo disfunzionale di comportarsi, pensare e relazionarsi caratterizzato dalla tendenza marcata a evitare le relazioni e le situazioni sociali per il timore di essere giudicato, criticato, escluso e rifiutato. Il sofferente è estremamente riservato per il timore di non essere apprezzato e nelle situazioni sociali si trova in difficoltà; è molto sensibile alla critica e al giudizio negativo degli altri, si sente inadeguato e inferiore, prova emozioni quali ansia, vergogna e imbarazzo, temendo di essere deriso, criticato e umiliato. Per questo motivo tende a evitare attività e situazioni che implicano significativi e frequenti contatti interpersonali con gli altri. Pur avendo una personalità evitante, diversi individui riescono a mantenere un discreto funzionamento sociale e lavorativo, organizzando il loro stile di vita in un ambiente familiare ben conosciuto e protetto. Tuttavia,tendono a rinunciare ad ambizioni di carriera e sociali per il timore di dover affrontare e sostenere le relazioni con gli altri.

L’adeguato supporto psicoterapico ha come obiettivo quello di rendere il paziente consapevole del suo funzionamento e intervenire per renderlo più flessibile, così da modificare i tratti personologici disfunzionali che causano sofferenza.

  • Il Disturbo antisociale di personalità è un modo disfunzionale di comportarsi, pensare e relazionarsi caratterizzato da insensibilità per i diritti degli altri e disprezzo per le leggi e le norme sociali. Chi ne è affetto sviluppa modalità di pensiero e di comportamento basate su manipolazione, sfruttamento, impulsività, menzogna o aggressività senza manifestare alcun rimorso. Tale disturbo può avere ripercussioni significative in ambito affettivo, sociale e lavorativo, sfociando anche in condotte criminali. Può essere diagnosticato dopo i 18 anni di età in persone che, durante la loro infanzia e prima dei 15 anni, hanno mostrato i sintomi di un disturbo della condotta, che ricadono in una delle seguenti categorie: aggredire persone o animali, vandalizzare proprietà e beni altrui, compiere truffe o furti e infrangere gravemente le regole.

Gli individui con disturbo antisociale di personalità raramente cercano aiuto da soli, a causa della scarsa consapevolezza della propria patologia e dei suoi effetti su se stessi e sugli altri. Se chiedono aiuto professionale, lo fanno per curare disturbi concomitanti o per mitigare gli effetti di condanne pendenti. Sebbene entrino spesso in contatto con il sistema di giustizia penale, la ricerca suggerisce che detenzione e altre misure punitive sono in gran parte inefficaci, poiché chi soffre di questa condizione solitamente non risponde alla punizione (De Brito et al., 2013). Le opzioni di trattamento psicoterapico mirano a lavorare su sintomi specifici per attenuare la gravità del disturbo.

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